Si è svolta sabato scorso alla sala della Garbinasca a Novazzano la 78esima Camera cantonale dell’agricoltura. Il mondo contadino ticinese continua a darsi da fare, nonostante i problemi di carattere politico, economico e ambientale.
Nel suo discorso di apertura, il presidente dell’Unione Contadini Ticinesi Omar Pedrini ha fatto una breve panoramica dell’anno appena trascorso e della situazione attuale, tutt’altro che rosea. La guerra in Ucraina, con il conseguente rincaro dei prezzi di produzione, la siccità allarmante che minaccia vari settori agricoli, il numero dei grandi predatori e degli ungulati che aumenta esponenzialmente, e un settore lattiero-caseario dal futuro incerto: queste sono solo alcune delle tematiche menzionate da Pedrini e discusse a più riprese nel corso dell’assemblea. Per far fronte a questi e altri problemi è necessario che ognuno faccia la sua parte e che l’agricoltura sia unita in ogni anello della catena. «A me piace pensare all’agricoltura ticinese come a un’unica cosa, dalla Valle Bedretto fino al Mendrisiotto», ha detto Pedrini. «Nonostante le difficoltà e le fatiche, chi si è messo in gioco con passione e determinazione è comunque riuscito a ottenere buoni risultati. Si può sempre fare di più, ma bisogna restare positivi». Anche perché, se da un lato si ha una politica agricola federale deludente, «i rapporti con le autorità cantonali sono soddisfacenti e abbiamo sempre la possibilità di far valere la nostra voce, anche se non otteniamo sempre tutto quel che chiediamo».
Dopo il saluto del sindaco di Novazzano Sergio Bernasconi, che ha espresso la propria vicinanza al primario, la presidente del Gran Consiglio Gina La Mantia ha ribadito l’importanza di riconoscere i problemi dell’agricoltura e la necessità di trovare insieme delle soluzioni. Anche il Direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia Christian Vitta ha dichiarato che ci troviamo di fronte a un periodo di grandi sfide. Tuttavia, sono proprio contesti simili che «possono dare l’opportunità di migliorarsi e progredire».
Mancano risorse, ma non manca l’impegno
Lo spirito dell’Unione Contadini Ticinesi va proprio in questa direzione, malgrado, come ha spiegato Pedrini e come è risultato durante il consuntivo dei conti, il 2022 è stato «un anno finanziario difficile». Questo è anche il motivo per cui il Consiglio direttivo ha deciso di non aderire più a progetti che non hanno effetti positivi sul settore agricolo e di non fornire più le proprie prestazioni qualora queste non vengano remunerate correttamente. Anche perché l’UCT investe le proprie risorse su molti fronti e, come ha affermato il segretario agricolo Sem Genini, oltre alle sue regolari attività si sta impegnando particolarmente per «recuperare ogni singolo metro quadrato di terreno agricolo». Proprio in tale contesto si inseriscono anche il ricorso alla domanda di costruzione delle nuove officine FFS e l’intenzione di salvare i terreni alla Saleggina cercando altre soluzioni per il nuovo ospedale cantonale. Inoltre, a seguito delle alleanze createsi a livello nazionale, l’UCT ha aderito alla Camera di Commercio cantonale e al Forum delle Associazioni Ticinesi (FATI): «tutte opportunità interessanti per far conoscere il settore primario a persone non direttamente correlate all’agricoltura» e un espediente con cui poter partire avvantaggiati nei casi in cui il settore agricolo non viene preso in considerazione.
Sempre più prodotti col Marchio Ticino
L’anno finanziario 2022 è stato inoltre difficile a causa delle attuali condizioni di finanziamento del Marchio Ticino regio.garantie, gestito dall’UCT per conto del Cantone, che necessitano di una revisione. Per coprire i costi di certificazione è previsto un finanziamento annuale da parte del Cantone, ma con la crescita del numero di aziende partner e di prodotti certificati, il valore totale delle merci è aumentato e ad aumentare di conseguenza è stata anche la tassa da pagare ad Alpinavera, calcolata in percentuale sul valore totale delle merci. Per garantire l’esistenza dei prodotti a Marchio Ticino regio.garantie, è quindi necessario che il Cantone possa finanziarne la crescita.
Il futuro degli agriturismi
Altra tematica attualmente importante è la revisione della Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (Lear), che mette ora, dopo la revisione accolta dal Parlamento, gli agriturismi in una posizione di svantaggio. L’agriturismo è un’attività accessoria delle aziende agricole e svolge un ruolo di promozione del territorio e dei suoi prodotti; è quindi necessario far capire che non rappresenta una concorrenza alla ristorazione.
Sarà importante, come promessoci, che l’UCT collabori concretamente alla stesura del nuovo regolamento di applicazione della legge per far sì che gli agriturismi, che ora sottostanno tutti alla Lear, possano anche godere delle semplificazioni volute per questa legge e che si tolgano i vincoli burocratici non necessari (p.es. nessuna differenza dovuta ai giorni di apertura, nessun obbligo di pratica in un ristorante, ecc.).
Siccità, foraggio e grandi predatori
Forse però l’argomento che preoccupa maggiormente il primario ticinese al momento è la carenza d’acqua che si ripercuote a catena su vari settori e su gran parte della filiera. Come detto da Mauro Jermini, Direttore del centro Agroscope di Cadenazzo, «quella dell’acqua è la sfida del futuro e un problema da non sottovalutare». L’UCT si sta già muovendo per cercare di trovare soluzioni con cui contrastare la siccità che quest’anno potrebbe aggravarsi ulteriormente, e sta collaborando con Cantone, Comuni ed Enti per ideare un piano d’azione.
Tra i vari settori colpiti dalla siccità ci sono anche quello lattiero-caseario e quello dell’allevamento, messi sotto pressione su diversi fronti. Con piogge scarse, la qualità del foraggio è infatti inferiore. Vi è poi la situazione drammatica dei grandi predatori, che, come detto da Pedrini, «non interessa più solo ovini-caprini ma anche bovini». A questo proposito, Armando Donati, presidente dell’Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori, è preoccupato e si chiede quanti alpeggi saranno abbandonati e quante aziende agricole scompariranno. Il suo auspicio è di «vedere il Cantone più propositivo e determinato ad aiutare le famiglie contadine in difficoltà».
Infine anche Loris Ferrari, alla sua ultima Camera in qualità di Capo Sezione dell’agricoltura dopo 40 anni di lavoro, ha ancora una volta guardato al futuro con il suo proverbiale ottimismo, invitando tutto il settore alla coesione, sottolineando l’importanza della collaborazione soprattutto nei momenti più difficili.
Insomma, la Camera cantonale dell’agricoltura ha potuto tirare le somme dell’ultimo anno e ragionare su quel che potrà avvenire nei prossimi mesi. I problemi non sono pochi, ma malgrado ci siano timori, nell’aria, pioggia o meno, c’è la volontà di fronteggiarli a testa alta.
Andrea Arrigoni