Si è svolta mercoledì 26 aprile l’assemblea della Federazione Ticinese dei Produttori di Latte (FTPL): insieme all’attuale situazione del mercato del latte, ci si è concentrati in maniera particolare anche sull’andamento delle società affiliate alla FTPL: Fela SA, CAGI SA e LATI SA.

Nella sua prima assemblea da presidente della Federazione, Valerio Morosi ha sottolineato come per far fronte alle molte preoccupazioni del settore agricolo è necessario essere uniti. «Malgrado le difficoltà, in Ticino c’è ancora volontà di mungere», ha affermato Morosi, ricordando che l’obiettivo primario della Federazione è sempre quello di «raggiungere una remunerazione equa per i produttori di latte affiliati e garantire un futuro al settore lattiero-caseario in Ticino».

Per un aumento del prezzo del latte, nel 2022 sia FTPL che Produttori Svizzeri di Latte (PSL) stessa si sono impegnati molto; impegno che è stato ripagato dall’aumento del prezzo medio del latte in Svizzera di 6 cts. al kg e di ulteriori 1-2 cts. lo scorso gennaio. «Una buona notizia», ha commentato il responsabile della comunicazione di PSL Reto Burkhardt, «ma che con l’aumento dei prezzi di produzione è a dir poco fondamentale». La sostenibilità rimane agli occhi di politica e società il tema attualmente più importante e in questo contesto si è ribadito quanto sia necessario «mostrare che la vacca da latte non è un “assassino del clima”». E, ad appena un mese dalle votazioni cantonali, nell’aria ci sono già le federali previste per ottobre. L’invito della PSL è quindi quello di «andare a votare e mobilitare famiglie e amici per sostenere i rappresentanti dell’agricoltura».

Il rapporto di attività 2022

In seguito, il gerente della FTPL e rappresentante del Ticino alla PSL, Fabio Balmelli, ha preso la parola presentando le cifre raggiunte l’anno scorso dalla Federazione. «Il nostro più grande problema è legato al mercato ticinese», ha spiegato. Anche se in minore quantità rispetto agli anni passati, il latte convenzionale che viene trasportato per la lavorazione a Lucerna è ancora molto: nel 2022, si è attestato a 2,66 mio. di kg, ossia il 34% della produzione totale di latte (8,25 mio. circa). «C’è ancora tanto lavoro da fare e abbiamo grandi progetti per il futuro. Per dare beneficio ai produttori ticinesi affiliati alla FTPL dobbiamo però diminuire i trasporti del latte e di riflesso i costi aggiuntivi che la Federazione deve pagare e che ricadono sulle spalle dei produttori ticinesi». Costi di trasporto che nel 2022 hanno toccato i 659’299.- CHF IVA esclusa, di cui ben 110’465.- solo per le consegne a Lucerna. Anche se i costi sono diminuiti, in confronto all’anno 2021, idealmente «dovrebbero essere pari a zero», lavorando l’intera produzione lattiera in Ticino.

A livello nazionale la produzione di latte è calata in tutti i segmenti. Nel caso del latte convenzionale è diminuita di circa 50’000 tonnellate, segnando un totale di circa 3,35 mio. di tonnellate. «Un anno abbastanza stabile che genera però riflessione e attenzione», come osservato da Balmelli. Il calo di produzione è avvenuto anche in Ticino, dove il totale di latte venduto tramite FTPL ha raggiunto quota 8,25 mio. di kg circa: è aumentata la quantità di latte da fieno, diminuita lievemente quella di latte BIO e calata di circa mezzo milione quella di latte convenzionale, arrivando a 6,3 mio. di kg a fronte dei 6,8 del 2021. Cifre che «a livello nazionale fanno quasi ridere, ma che in Ticino sono comunque rilevanti». Infatti, se a livello nazionale la diminuzione di produzione di latte convenzionale è stata dell’1,5%, in Ticino rappresenta il 7,5%. A essere calata è anche la produzione degli alpeggi affiliati alla FTPL, anche se in maniera meno grave rispetto al 2021: si attesta quindi a 1,97 mio. di kg (-272’000 kg).

Si è poi messo l’accento sull’importanza della qualità del latte, invitando i produttori a segnalare il bisogno di fare analisi se necessario, pensando al danno economico elevato che il latte contaminato può fare viste le difficoltà coi costi di produzione e di trasporto.

La Fela chiede il sostegno degli agricoltori

Dopo una chiusura di bilancio dell’anno ’22 difficoltosa, Fela Ticino SA ha iniziato il 2023 con diversi problemi economici e, in base a quanto spiegato dal suo presidente Mattia Cattori, «ha iniziato un processo di risanamento e di risparmio per rilanciarsi sul mercato». È stato ancora Fabio Balmelli, in quanto anche direttore ad interim di Fela Ticino SA, a lanciare un appello ai presenti in sala: «lo scopo principale di Fela è quello di essere il punto di riferimento per i produttori ticinesi. Date un colpo di mano, credete in Fela e tentiamo di riportarla in positivo». Anche perché, come è emerso in seguito, è importante evitare eventuali perdite, perché le ripercussioni economiche ricadrebbero anche sulla FTPL e sulle spalle dei produttori di latte stessi.

Come detto anche da Morosi, in un momento di difficoltà del genere è necessario essere uniti, per quanto la situazione di rincaro attuale «fa sì che i produttori cerchino anche occasioni migliori per risparmiare». Omar Pedrini, presidente dell’Unione Contadini Ticinesi, ha in seguito ribadito che non bisogna vedere Fela solo come un punto di vendita, ma come «un centro di gestione dei cereali e un centro di servizi offerti all’agricoltura», che è necessario mantenere solido e in Ticino.

CAGI brilla

Decisamente più positiva la situazione della Cantina di Giubiasco (CAGI SA). Come spiegato dal direttore Valerio Cimiotti, malgrado a causa delle grandinate nel Bellinzonese della scorsa estate e al fatto che alcuni viticoltori hanno smesso con l’attività sia stata consegnata meno uva (-11,35%) rispetto all’anno prima, con costi minori e un prezzo dell’uva superiore (4,04 CHF al kg anziché i 3,92 del 2021) si è riusciti a raggiungere buoni risultati, favoriti anche dall’aumento dei quantitativi di vendita. Un anno di certo positivo.

LATI SA si impegna per risorgere

A traballare un po’ di più è la LATI SA. Nonostante nei primi mesi del ’23 si siano generati ricavi, il membro del suo consiglio d’amministrazione Orlando Nosetti ha ribadito che la LATI «è ancora in difficoltà e il suo processo di risanamento non è finito». Si continua quindi a lavorare sulla qualità dei prodotti, con lo scopo primario di riacquistare la fiducia della grande distribuzione e trovare ulteriori canali di smercio.

Il più grande problema, soprattutto per i produttori di latte presenti in sala, è legato alle quantità di latte che non possono essere lavorate in Ticino e vengono quindi esportate Oltralpe. A questo proposito, è stato spiegato che le quantità di latte lavorate da LATI non possono crescere in modo spropositato. «Il vero problema è riuscire a vendere il formaggio», ha detto infatti Nosetti. I motivi: «il mercato del formaggio in Svizzera non cresce, l’offerta concorrenziale è enorme e riuscire a emergere in un mercato così saturo è difficile». A questi problemi va anche sommata la tendenza, ben visibile dopo la pandemia, al turismo degli acquisti dei consumatori locali, che spesso e volentieri prediligono prezzi bassi alla qualità, o il semplice fatto che economicamente «LATI è fragile e ogni sfida può rappresentare un problema». D’altro canto, come osservato anche da Loris Ferrari, capo della Sezione dell’Agricoltura, «in Ticino non arriviamo nemmeno a coprire il 20% del fabbisogno di latticini della popolazione», con una produzione che in alcuni momenti dell’anno è troppo alta e, quando le vacche sono all’alpe, è quasi del tutto assente.

Vi è poi l’incertezza legata al progetto del Caseificio in Val di Blenio inserito nel progetto di sviluppo regionale Blenio Plus. Come dichiarato però da Luigi Arcioni, presidente della Società agricola Bleniese promotrice del progetto, «il Caseificio in Val di Blenio non vuole rimpiazzare LATI e l’intenzione è di poter lavorare fianco a fianco a favore di tutti i produttori di latte ticinese».

L’ultima parola è spettata però a Pirmin Furrer, amministratore delegato della cooperativa dei Produttori di Latte della Svizzera Centrale ZMP, che nel 2019 ha acquistato LATI SA salvandola dal fallimento. «Attualmente noi di ZMP non siamo contenti del lavoro che viene fatto», anche perché secondo loro «il latte ticinese dovrebbe restare in Ticino ed essere acquistato in Ticino». Commenti che hanno un peso notevole e che, come osservato da Omar Pedrini, «non lasciano presagire un futuro roseo». Nel suo discorso finale, Pedrini ha quindi affermato che nei prossimi anni «saremo chiamati ad affrontare ulteriori difficoltà» e che «probabilmente non basterà una sola assemblea all’anno».

In chiusura Loris Ferrari, con il proprio spirito ottimista e pragmatico, ha ribadito che «bisogna fare tutto quanto possibile per salvare il settore lattiero-caseario e avere il coraggio di osare. Malgrado le difficoltà, è importante remare tutti insieme e raggiungere una meta che possa dare tranquillità a un settore che ne ha davvero bisogno».

Andrea Arrigoni