Da un lato la società che preme per avere vini più sostenibili e ordinanze agricole articolate e mutevoli e dall’altro temperature in aumento, siccità prolungate e la gestione sempre più complessa di agenti patogeni vecchi e nuovi. In mezzo a questa selva deve districarsi il viticoltore.
Venerdì scorso, a Rivera, si è tenuta la Giornata del viticoltore, organizzata dalla Federviti cantonale, il Centro federale di ricerca Agroscope e il Dipartimento delle finanze e dell’economia. In una sala gremita da oltre un centinaio di viticoltori, si è affrontato innanzitutto il tema delle recenti iniziative di politica agricola che puntano alla maggior riduzione possibile di insetticidi, fungicidi ed erbicidi e a una gestione delle superfici che sia il più possibile conforme all’agricoltura biologica. «Come dimostrato da un recente studio dell’Ufficio federale dell’agricoltura sul rischio associato all’utilizzo dei prodotti fitosanitari, stiamo già andando nella giusta direzione con una importante riduzione per le acque», ha sottolineato il segretario agricolo Sem Genini a conclusione della sua presentazione, ma diventa sempre più complicato riuscire ad adattarsi ad ordinanze sempre più dettagliate, che cambiano in continuazione.
Non ci sono ancora alternative al rame
È dal XIX secolo che il rame viene ampiamente utilizzato in viticoltura contro la peronospora e da circa quaranta cinquant’anni che si è presa coscienza della sua problematicità, soprattutto per quanto riguarda la persistenza nel suolo e per la tossicità nell’ambiente. Non si è ancora riusciti però a trovare un prodotto in grado di sostituirlo. Pierre-Henri Dubuis, ricercatore Agroscope, ha presentato uno studio sulle strategie di applicazione, sull’eventuale integrazione di fruttosio per ridurre i quantitativi e sulla valutazione di eventuali prodotti sostitutivi del rame. Negli esperimenti condotti, si è registrato come il dilavamento sia correlato all’accumulo delle precipitazioni e non all’intensità. Il fruttosio ha un effetto limitato ma statisticamente significativo solo sulle foglie, che però non permette di trarre conclusioni e al momento non c’è nessun prodotto alternativo che permetta di sostituire il rame. Alcuni prodotti alternativi potrebbero però essere integrati al rame per ridurne i quantitativi di applicazione.
Alla ricerca di un inerbimento che non privi la vigna di acqua e azoto
Negli ultimi 40 anni, l’evapotraspirazione, vale a dire l’acqua che evapora dalla pianta e dal terreno, sul piano di Magadino è aumentata di circa il 20%. Il fenomeno dell’evapotraspirazione e il conseguente stress idrico della pianta limita l’assimilazione di azoto, che di conseguenza si riduce. Per riuscire a mantenere i valori di azoto assimilabile prossimi a quelli ottimali, in base allo studio presentato da Vivian Zufferey di Agroscope, soprattutto sui vigneti collinari, non meccanizzabili, sono consigliate per l’inerbimento coperture vegetali a crescita lenta. Ma, e questo concetto è tornato più volte nel corso della mattinata, non basta considerare un singolo fattore per combattere il problema, ma è necessario sviluppare una visione d’insieme, che oltre all’inerbimento consideri allo stesso tempo i metodi di lavorazione e la scelta dei portainnesti.
Non solo Popillia japonica
Altri due fitofagi sono apparsi di recente, nel 2019, in Ticino: la cicalina Erasmoneura vulnerata e la minatrice americana Aspilanta oinophylla. Come ha ben chiarito Dominique Mazzi, di Agroscope, il problema principale di queste nuove specie aliene invasive è che al momento della loro comparsa è molto difficile valutarne l’impatto e in un secondo tempo, quando si arriva a capirne la portata, i costi per la loro eradicazione sono ormai insostenibili. Se anni fa c’erano ricercatori che sostenevano che non ci fossero problemi legati agli insetti in viticoltura, oggi è purtroppo chiaro che non è affatto così. Come ha dimostrato la gestione della drosophila suzukii, servirà molto tempo e pazienza, anche perché molti di questi insetti non si limitano a colpire la vigna. È necessario iniziare a concepire una visione sistemica, che includa ecologia, clima e paesaggio.
In conclusione, è proprio questo uno degli obiettivi del Progetto sulle Risorse ViSo Ticino, presentato a fine mattinata da Alain Valsangiacomo, collaboratore scientifico della Sezione dell’agricoltura della Divisione dell’economia del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), che punta a identificare e testare sul campo soluzioni concrete che permettano di conciliare le esigenze produttive del settore vitivinicolo ticinese con una gestione ottimale dell’ambiente, garantendo una produzione ecologica e la promozione della biodiversità. Il progetto, al quale parteciperanno circa 50 aziende agricole, si basa in particolare sul principio della co-innovazione per individuare strategie fitosanitarie e metodi di produzione innovativi, nonché varietà di uva tolleranti alle malattie e adatte alle condizioni pedoclimatiche e strutturali del Ticino. Il progetto, concretizzato dalla Sezione dell’agricoltura partendo da alcune riflessioni dei viticoltori e delle associazioni del settore vitivinicolo, se la settimana prossima dovesse essere approvato dal Gran Consiglio (tra l’altro il relatore del relativo messaggio commissionale firmato all’unanimità è Sem Genini), inizierà l’anno prossimo con la fase preparatoria e durerà fino al 2030. «L’obiettivo di ViSo è proprio quello di far quadrare il cerchio tra le diverse esigenze», ha concluso Valsangiacomo a fine mattinata.
Cristian Bubola