Dopo tre anni di stop forzato a causa della pandemia sono stati numerosissimi i partecipanti alla tradizionale Fiera di San Provino.
Come ormai consuetudine in quasi tutte le manifestazioni di questo genere, anche la Fiera di San Provino da qualche anno si è sviluppata accogliendo diversi tipi di intrattenimento, che la rendono sì attrattiva a 360 gradi, ma che forse a tratti ne annebbiano i principi fondatori e gli scopi primari della sua tradizione. San Provino era infatti la fiera rurale per eccellenza, dedita all’esposizione e al commercio di animali e macchine da lavoro, così come alla vendita di sementi per l’avvio della stagione agricola.
Tuttavia, a voler sottolineare e mantenere ben saldi il carattere e la natura rurale della fiera da oltre un ventennio ci pensano i giovani della Gioventù rurale del Luganese che, anche quest’anno, hanno organizzato uno spazio dedicato all’esposizione di animali e di mezzi agricoli in collaborazione proprio con il Gruppo trattori d’epoca Ticino. «Eravamo presenti nel capannone centrale», mi racconta Linda Lucchini, segretaria e cassiera del Gruppo della Gioventù rurale del Luganese, «oltre a capre e pecore erano presenti in un box unico diverse mucche nutrici con i loro vitelli. La novità che abbiamo introdotto quest’anno è stato un gruppo country che ha proposto un’attività interattiva che ha suscitato l’interesse di molti presenti». La sera il Gruppo ha organizzato una cena a base di patatine e entrecôte e ancora una volta i feedback ricevuti sono stati positivi. «C’era talmente tanta gente per cena che i tempi di attesa si sono allungati un po’ perché ormai la carne per essere cucinata come si deve ha bisogno del suo tempo». La serata di sabato è poi proseguita in musica, con un dj che ha anche riscontrato un bel successo. «È vero che sentendo parlare la gente ci si accorge che il rapporto che li lega alla manifestazione, per la maggior parte, non risiede più nelle tradizioni e nell’essenza originale della Fiera di San Provino, ma noi ci crediamo, e con la nostra presenza vogliamo mantenere saldi i principi fondatori di questo storico evento, così come il suo tradizionale spirito agricolo».

Anche noi come UCT eravamo presenti nel capannone della Gioventù rurale e oltre alla bancarella espositiva abbiamo proposto delle attività didattiche dedicate alle scuole in collaborazione con il programma “Scuola in fattoria”. Ricordiamo inoltre che lo scorso febbraio è stata anche lanciata una petizione per fare entrare sia la Fiera di San Provino sia quella di San Martino, che si svolge a novembre e saluta invece l’arrivo dell’inverno segnando la fine della stagione agricola, nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’Unesco. Nelle prossime settimane l’UCT verrà coinvolta in modo attivo per il prosieguo dei lavori, che di certo sono molti e non sempre di facile attuazione, ma di certo li perseguiremo con forza e volontà. Se così fosse, anche queste due manifestazioni si unirebbero alle processioni storiche di Mendrisio che, attualmente, sono l’unico evento ticinese registrato come patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Prisca Bognuda