La grande protagonista della mattinata di mercoledì 7 dicembre a Rivera, organizzata per i viticoltori dal Servizio fitosanitario cantonale, è stata senz’altro la Popillia japonica, un coleottero giapponese trovato per la prima volta tra Lombardia e Piemonte nel 2014 e che ha iniziato a danneggiare le colture ticinesi nel 2021.
Durante l’incontro sono stati presentati i risultati dei due progetti pilota condotti lo scorso anno nel Ticino meridionale, le diverse attività di monitoraggio e, a più riprese, si è ribadita l’estrema difficoltà che si riscontra nel contenimento degli organismi esotici invasivi.
Si procede con le trappole a feromoni
Da un primo progetto pilota gestito dal Servizio fitosanitario cantonale su una parcella di un ettaro tra Genestrerio e Stabio, con 67 trappole a feromoni per la cattura di massa del coleottero adulto, si è passati a un secondo progetto su un’area più estesa, di circa 11 km quadrati, che ha coinvolto i comuni di Mendrisio, Morcote, Novazzano e Stabio, in cui sono state utilizzate 170 trappole. Fondamentale è il loro posizionamento: vanno posate in prossimità dei prati dove avviene la deposizione delle uova, e all’esterno del perimetro del vigneto. Nel 2022 la rete di trappole ha permesso la cattura di 635’606 insetti e dai primi sondaggi autunnali delle parcelle sensibili in cui si sono cercate le larve, si registra una diminuzione della loro presenza di circa il 50%. Dato questo che dovrà essere però confermato dal volo degli adulti della prossima estate. L’obiettivo per il futuro al momento è quello di ampliare i due progetti pilota coinvolgendo altri Comuni dove la presenza dell’insetto è confermata per due anni consecutivi.

Oltre alle trappole, nelle zone di infestazione, si può intervenire con un singolo trattamento
Il criterio che definisce la soglia di intervento, più che sul numero di adulti presenti per pianta, è il danno diretto visibile. Si può, previa autorizzazione del Servizio fitosanitario, procedere con un trattamento a base dell’insetticida acetamiprid, da effettuare il più possibile vicino al picco di volo della Popillia, che si raggiunge solitamente attorno al 10 di luglio. Il momento ideale per farlo è la mattina, perché l’insetto è meno mobile. Nelle zone in cui è presente la Popillia è inoltre importante cimare prima della fine di giugno, così da avere abbastanza femminelle sacrificabili a beneficio dell’insetto. Per quanto verificato sinora, un danno del 20-30% sulla parete fogliare non pregiudica la qualità e la quantità delle uve, per lo meno per i vitigni Gamaret e Merlot. Anche se i risultati ottenuti dall’utilizzo delle trappole combinato con un eventuale trattamento d’emergenza sembrano promettenti, non sono però ancora stimabili gli effetti della defogliazione della vite sul lungo periodo. È inoltre difficile prevedere le conseguenze della defogliazione su un vigneto soggetto a stress idrico.
Considerazioni generali
Il Ticino è una vera e propria porta d’entrata per gli organismi di quarantena e con la Popillia japonica, arrivata nel nostro cantone nel 2017, siamo soltanto all’inizio. La questione della definizione di una strategia di lotta è davvero complessa. L’invito, rivolto ai viticoltori da Cristina Marazzi, del Servizio fitosanitario cantonale, di proporre nuove idee o quello di Mauro Jermini, Agroscope, di segnalare tempestivamente la presenza di organismi sconosciuti sono senz’altro da accogliere. Restano però i limiti di carattere economico per le misure di intervento e le diverse esigenze dei vari Uffici dell’amministrazione federale che sono davvero difficili da conciliare, così come i tempi per l’omologazione dei prodotti. Anche perché, se nell’incontro della scorsa settimana il focus è stato soprattutto sulla Popillia, il singolo viticoltore può trovarsi confrontato nella stessa stagione con altri parassiti o con difficoltà di carattere climatico. La grande sfida consiste nel riuscire a trovare una gestione sostenibile che consideri allo stesso tempo le esigenze ecologiche, economiche e sociali del nostro tempo.
Cristian Bubola