Lo scorso fine settimana si è svolta al Mercato Coperto di Giubiasco l’annuale Esposizione cantonale organizzata dalla Federazione avicunicola ticinese. Quest’anno, a causa delle restrizioni dettate dall’influenza aviaria, hanno potuto partecipare solo i conigli.

Venerdì mattina ho avuto la possibilità di assistere a una parte dei lavori di classifica, che si sono svolti a porte chiuse al Mercato Coperto di Giubiasco. Nel corso di questa edizione sono stati controllati ben 320 conigli, per un totale di 26 razze. I quattro giudici, tre dei quali arrivati in Ticino da oltralpe, hanno quindi valutato i conigli di una sessantina di allevatori, di cui una quarantina ticinesi.

La prima persona con cui comincio a scambiare quattro chiacchiere, mentre è indaffarata a trasportare i conigli dalle gabbie ai banchi dei giudici, è Giovanni Rusconi, allevatore appassionato che aiuta nei lavori di classifica. All’esposizione partecipa anche lui, anche se mi spiega subito che non gli è consentito seguire la classifica dei propri Blu di Vienna e del Focato Nero della figlia. Gli chiedo di spiegarmi cosa rappresentino le esposizioni per un allevatore. «È un po’ il traguardo finale del lavoro svolto in un anno, dove si vedono i risultati», mi spiega. «Poi, un altro scopo è anche il controllo delle razze». Infatti, ogni coniglio viene esaminato nei minimi dettagli. I giudici seguono scrupolosamente una lunga lista di caratteristiche, alcune delle quali sono esclusive per le singole razze, e danno i punteggi scambiandosi ogni tanto qualche opinione nei casi dubbi. Anche perché ogni finezza può incidere sul risultato finale; per esempio, mi fa notare Giovanni a un certo punto, uno Screziato Tricolore ha perso mezzo punto a causa di una macchia del pelo vicino all’occhio.

Un esemplare di Blu di Vienna.

Un’occasione per scambiarsi con(s)igli

Venerdì mattina, il clima è positivo e per il weekend ci si aspetta tanta gente; tante famiglie, così come tanti allevatori. «Per gli allevatori è particolarmente interessante partecipare all’esposizione per vedere se si è sulla buona strada e se finora si è fatto un buon lavoro», mi dice Giulio Mottini, presidente della Federazione Avicunicola Ticinese. «È inoltre un’occasione per scambiarsi consigli e conigli». Ogni allevatore possiede conoscenze e trucchetti tramandati di generazione in generazione, anche i più singolari. È Franco Bernasconi a farmi un esempio che, almeno ai miei occhi da profano, è tutt’altro che ovvio: «Se i piccoli sono deboli e alla mamma manca il latte, si può dar loro un po’ di caffè e latte con un goccio di miele, che dà energia». Partecipare all’esposizione cantonale offre quindi l’opportunità di incontrare altri allevatori, vedere il loro lavoro e poter magari imparare come migliorare il proprio. In secondo luogo, è il momento giusto in cui gli allevatori possono decidere di vendere o acquistare altri esemplari.

Quest’anno, niente piume

Come mi racconta ancora Mottini, «quest’anno manca un po’ di movimento e di rumore di sottofondo». In effetti, solo in quel momento ragiono su quanto l’ambiente attorno a noi sia silenzioso: ogni tanto si sente il fruscio di un qualche coniglio nella paglia della propria gabbia, ma se ci fossero anche galline, anatre, oche e altri pennuti, di certo ci sarebbe un bel po’ di trambusto in più.

Dal momento che le misure di protezione per combattere l’influenza aviaria decretate a livello nazionale saranno però ancora valide almeno fino al prossimo 15 febbraio, le esposizioni di pollame sono vietate. E malgrado, come ribadisce Mottini, «nessun allevamento è stato toccato», bisogna giustamente seguire le disposizioni in vigore. «Di fondo, ci mancano una decina di allevatori che avrebbero partecipato con i propri animali».

Ormai, rimandare l’esposizione avicola non è nemmeno ipotizzabile, dal momento che, come mi spiega il capo-giudice Mirko Solari, «il momento migliore per valutare le galline è quando mettono il piumaggio invernale».

Un esemplare di Screziato tricolore.

I problemi del settore

Durante questa edizione dell’esposizione, come mi dice Solari, sono stati raggiunti «risultati positivi e in media con le altre annate, benché sia stato un inverno con poco freddo e i conigli abbiano messo poca pelliccia», uno dei punti essenziali sul quale vengono giudicati. Quel che si intuisce è però che il settore cunicolo in Ticino susciti meno interesse di un tempo. In Ticino, allevatori professionisti non ce ne sono, come mi viene spiegato da Bernasconi, lui stesso allevatore hobbista. «La nostra è una passione che richiede dedizione e costanza, che ti impegna tutti i giorni. Di allevatori giovani ce ne sono pochi. Col passare degli anni, tanti smettono, anche soltanto per l’età». E se quest’anno sono stati giudicati 320 esemplari, «negli anni ’90 si facevano esposizioni con oltre 1’000 conigli», mi dice poi Solari. «C’era anche molto più commercio. Poi ci siamo dovuti fermare per due anni a causa della malattia emorragica virale; adesso è ancora più virulenta e possiamo organizzare l’esposizione soltanto perché i conigli presentati sono tutti vaccinati». Eppure, coloro che continuano il proprio lavoro con passione ci sono e i risultati si possono vedere. L’esposizione ha visto anche questa volta un’ottima affluenza lungo tutto l’arco del fine settimana.

Andrea Arrigoni