Le notizie riguardanti questa malattia ci hanno accompagnato per alcuni decenni, da quando nel 1986 sono stati diagnosticati i primi casi nel Regno Unito. La Svizzera non è rimasta indenne, e, dopo il primo caso di “mucca pazza” nel 1990, ne sono stati registrati altri 464. Fortu­natamente le misure adottate in seguito, prima fra tutte il divieto di foraggiamento con farine animali, hanno permesso al nostro paese di registrare l’ultimo caso nel 2006 e di essere dichiarato nel 2015 “paese a rischio trascurabile per quanto riguarda la BSE” dall’Orga­nizzazione mondiale della sanità animale (OIE).

Occorre qui fare un passo indietro e ricordare qual è la causa di questa malattia: il prione, Non si tratta di una forma “tipica” di agente infettivo, che entra in un organismo, si moltiplica e causa delle lesioni, come accade con virus o batteri. Il prione è una proteina (glicoproteina) presente normalmente nel tessuto nervoso di molte specie animali, essere umano compreso, che si è ripiegata su se stessa in modo anomalo. Questa malformazione fa sì che queste proteine invece di essere utili alle cellule del tessuto nervoso, siano la causa di seri danni. Questa proteina modificata, infatti, può interagire con le proteine “normali” inducendo la stessa modifica, e dando il via ad un effetto domino che porta alla morte delle cellule nervose e amplifica i danni al tessuto cerebrale. Il risultato è la formazione di numerose piccole cavità nelle zone di cervello colpite, che assumono l’aspetto di una spugna. Da qui il nome di encefalite spongiforme bovina.

La trasmissione della malattia avviene foraggiando i bovini con farine che contengono materiale proveniente da animali ammalati. Essendo il prione molto resistente al calore, non veniva denaturato e inattivato dai metodi di sterilizzazione utilizzati sulle farine negli anni ottanta. Di conseguenza, il numero di bovini ammalati è drasticamente diminuito solo in seguito all’introduzione del divieto di foraggiare i bovini con farine animali, in Svizzera come negli altri paesi che hanno adottato questa misura. Questo divieto, lo ricordiamo, è tutt’ora in vigore.
Purtroppo, ingerendo prodotti contenenti carne di animali ammalati anche l’essere umano può ammalarsi e sviluppare una variante della malattia, detta “Malattia di Creutzfeldt-Jakob” (vCJD). Per fortuna, in Svizzera non sono mai stati registrati casi nell’essere umano.
Accanto alla BSE classica, che come abbiamo visto non è più presente in Svizzera dal 2007, vi sono almeno due forme di BSE definite “atipiche”. Sono denominate varianti di tipo-L e tipo-H perché causate da prioni con delle masse molecolari più piccole (L da “low”) o più grandi (H da “high”) rispetto alla proteina prionica della forma classica. Ma non è solo questa la differenza. Dagli studi effettuati negli ultimi decenni si ritiene che queste forme atipiche siano spontanee: la forma “malformata” della proteina non deriva dal contatto con prioni assunti con il foraggio, ma compare in modo spontaneo. Se di BSE classica potevano ammalarsi anche animali giovani, queste forme atipiche raramente compaiono prima degli otto anni di età dell’animale. Altro dettaglio interessante, casi di queste forme atipiche sono stati riscontrati anche nei Paesi che non hanno mai registrato nei decenni scorsi casi di BSE classica.
In Svizzera abbiamo riscontrato finora unicamente 4 casi di BSE atipica. Due nel 2011, un caso nel 2012 in un bovino importato dalla Germania (tipo-H) e il caso di Einsiedeln di qualche giorno fa, causato dalla BSE atipica tipo-L. Nonostante sia difficile prevedere quando potrà verificarsi il prossimo caso, si può ragionevolmente affermare che non dovrebbe accadere nei prossimi anni. Chiaramente, anche se si tratta di forme spontanee, non si può escludere che l’assunzione di materiale infetto proveniente dagli animali colpiti possa causare la malattia in altri bovini o nell’essere umano. Per questo motivo, anche in presenza di forme atipiche, tutta la carcassa dell’animale è eliminata in modo da renderla inoffensiva.

In Svizzera le misure preventive e di sorveglianza non si limitano al monitoraggio passivo, all’analisi, cioè, degli animali che mostrano sintomi simili a quelli della malattia della “mucca pazza”. Tutti gli animali sopra i 48 mesi che muoiono sono sottoposti a eutanasia o a “macellazione sanitaria” e sono ancora oggi analizzati per la BSE, per un totale di più di 10’000 bovini all’anno in tutta la Svizzera. In Ticino, in particolare, nel 2019 sono stati analizzati con questo scopo 218 bovini.

Luca Bacciarini,
veterinario cantonale