Se ne è parlato molto sui giornali d’Oltralpe nelle ultime settimane dello scorso anno: i diversi partner del settore, dopo alcuni anni di collaborazione, non forniranno più un prezzo indicativo condiviso per l’acquisto dei vitelli da ingrasso. Le esigenze di chi li fa nascere e quelle di chi invece li acquista e ne lavora la carne, da inizio 2020, viaggeranno su due binari distinti. D’ora in avanti non ci sarà più una sola scala di prezzi, ma due: una definita da chi vende (PSL) e una da chi acquista (MERCATO).

Anche se il prezzo indicativo condiviso degli ultimi anni è spesso stato fonte di animate discussioni, con la doppia indicazione di prezzo ora si è un po’ confusi, tanto che nello scorso numero di Agricoltore Ticinese, prima di fare un po’ di chiarezza sulla situazione, abbiamo scelto di pubblicare ancora i prezzi forniti dall’Unione Svizzera dei Contadini della settimana 52 dello scorso anno.

Gli ultimi prezzi definiti di comune accordo, sotto la supervisione dell’USC, sono molto più simili, (praticamente identici), a quelli forniti dai vari siti degli acquirenti (Vianco ad esempio) mentre invece, la scala di prezzi definita di comune accordo dai Produttori Svizzeri di Latte (PSL) e l’Associazione degli allevatori di bovini svizzeri (ASR), che rappresenta i venditori e riportata sul Bauern Zeitung del 3 gennaio 2020, è lievitata verso l’alto. Per la classe AB, inoltre, non è più indicata la differenza di prezzo tra gli esemplari maschi e femmine.

A partire da questa settimana, Agri­coltore Ticinese pubblicherà entrambe le scale di prezzi, quella definita dalle associazioni che rappresentano gli allevatori sarà indicata come prezzi PSL, mentre invece quella definita dagli acquirenti come prezzi di MERCATO.

Uno dei problemi registrato nel mercato d’Oltralpe dei vitelli da ingrasso delle classi AA e AB, e praticamente inesistente in Ticino, consisteva nella lievitazione regolare del prezzo di circa 1,50-2 Fr./kg rispetto a quello indicato. La mancata esattezza dei prezzi, che per la PSL non rispecchiavano la realtà, ha portato all’abbandono di un’unica scala indicativa dei prezzi. Per capire come si è arrivati a questa decisione e come si dovranno regolare gli allevatori abbiamo rivolto qualche domanda a Damiana Rinaldi della Divisione economia animale dell’Unione Svizzera dei Contadini.

Un allevatore, su quale delle due scale di prezzi si deve basare ora?
«Agli allevatori si consiglia di tenersi sempre informati sulla situazione del mercato locale. Sarebbe scorretto escludere una delle due scale a prescindere. Valutando il mercato locale e tenendo conto dell’andamento del mercato negli anni scorsi si consiglia di orientarsi ai prezzi che si avvicinano di più alla situazione locale e cercare il dialogo con gli acquirenti».

A quali problemi si potrà andare incontro?
«È difficile fare delle ipotesi al momento, sarebbero tutte basate su speculazioni».

E per una regione periferica come il Ticino? Varrà lo stesso principio o ci saranno ulteriori differenze?
«Per il Ticino non dovrebbero esserci molti cambiamenti per il momento».

Quali erano i motivi principali della differenza di prezzo tra quello indicativo e quello poi realmente applicato da chi vendeva? E perché in Ticino non si registrava?
«Gli allevatori e gli ingrassatori non sono distribuiti uniformemente sul territorio svizzero. In alcune regioni di conseguenza ci sono fin troppi vitelli, in altre regioni invece scarseggiano. Il prezzo, sottostando alle leggi del mercato, può quindi variare tra le regioni a causa delle differenze di domanda e offerta. Un altro fattore che influisce sul prezzo è il numero di vitelli che il singolo vende o acquista. Un allevatore che deve vendere 3-4 vitelli in una regione in cui c’è una grande domanda ma poca offerta può vendere i suoi animali a prezzi più alti. Allevatori che lavorano con i cosiddetti integratori non possono giocare molto sul prezzo ma hanno la sicurezza di poter sempre vendere i loro vitelli, non devono quindi preoccuparsi di trovare acquirenti e non rischiano di dover tenere i vitelli troppo a lungo. Allevatori che si trovano in regioni in cui la domanda per i vitelli da ingrasso è bassa sono confrontati automaticamente con prezzi più bassi, soprattutto se nella regione ci sono molti allevatori.
In Ticino non si registravano queste differenze perché probabilmente il mercato è equilibrato su tutto il territorio.
Inoltre non bisogna dimenticare che PSL e commercianti hanno il compito di difendere gli interessi dei gruppi che rappresentano».

CB