La stagione alpestre sta iniziando e anche alcuni collaboratori dell’UCT si apprestano a condurre il proprio gregge in alta quota. Filippo Rossetti, nuovo collaboratore dell’Unione contadini Ticinesi, ci racconta l’esperienza di alcuni giorni fa quando con la sua famiglia è salito in Val Pontirone a condurre le pecore.

In Sceng, il primo rimorchio si apre e le figure bianche si sparpagliano nel verde tutt’intorno, seguite subito dopo da quelle più variopinte del secondo, in cui domina il marrone. Per i due greggi di pecore, della famiglia Rossetti e Rè rispettivamente, la müdada estiva sta per compiersi. Come da più di sessant’anni, al Boion a 2000 metri di quota, in Val Pontirone sopra Biasca di cui entrambe le famiglie sono originarie. Una settantina di pecore in tutto.
La cornice è suggestiva: è una bella giornata, di quelle in cui la luce non sbiadisce, anzi, il verde rigoglioso nutrito dalle piogge delle ultime settimane la intensifica. Piccoli fiori gialli colorano ulteriormente il paesaggio.
Cleto è venuto senza i figli, questa volta. «Quando ho chiesto a mio figlio Thomas di aiutarmi a preparare gli animali per oggi, mi ha chiesto se era perché non sarebbe potuto venire. Quando gli ho detto di sì, mi ha risposto “potevate però partire un’ora dopo, così finivo scuola”. Ma la disponibilità dei mezzi per il trasporto era questa». Piccoli inconvenienti, certo, rispetto a quando si partiva a piedi direttamente da Biasca, o da Pontirone.
Che le pecore abbiano sicuramente voglia di erba fresca lo si vede dalla velocità con cui si spostano sicure verso l’alpeggio anziché disperdersi. Ogni passo, un morso all’erba. Il sacchetto del pane di Gabriella ogni tanto non basta a rallentarle e lei, anziché condurle, scatta per recuperare il terreno perso.

Gabriella sorride, «l’estivazione non significa abbandonare gli animali e ritornare dopo tre mesi, ma permettergli di gestirsi secondo i propri ritmi. Se fa caldo, si spostano in alto verso il ghiacciaio, se fa freddo, si abbassano e così per la pioggia. Noi abbiamo amici con le cascine nei dintorni che le guardano con il binocolo e ci tengono aggiornati. Le visitiamo regolarmente, portando pane e sale, ma avverte se arrivi troppo presto o troppo tardi durante il giorno rischi che si limitano a guardarti dalla distanza. Sono loro a stabilire i ritmi e lo sanno».

Lasciamo le pecore a metà strada a Partigarèsc, superata la parte più ripida. L’ultimo pane viene distribuito e le pecore si concentrano sull’erba. Sanno di potersela prendere con calma.
Gli scorsi anni, le preoccupazioni erano limitate alla meteo. Quest’anno si è aggiunta una nuova fonte di incertezza, resa più concreta dalla predazione di una capra in Val Pontirone un mese fa. Alcuni dicono che la mobilità del lupo dovrebbe rassicurare: magari se n’è già andato. Ma la realtà non è così netta. Come può essersene andato, così può ritornare. «O magari ne arriva un altro» aggiunge Gabriella che segue la cronaca e vorrebbe risposte chiare e soluzioni fattibili. «Più che con soluzioni fondate, si va avanti con speranza e preoccupazione».

Filippo Rossetti