La natura è in grado di trovare stratagemmi incredibili per proliferare. È il caso di tigli, aceri e altri alberi che producono semi in grado di diffondersi solamente per mezzo del vento.
Anche gli alberi, come avviene per la maggior parte delle piante, producono semi che rilasciano nell’ambiente e che sono all’interno dei frutti carnosi, dentro le pigne, nelle bacche oppure nelle samare alate.
Buona parte dei semi sono di dimensioni abbastanza grandi, ma non sempre: infatti, molti alberi producono semi minuti ma in grande quantità.
La maggior parte dei semi prodotti dagli alberi sono protetti da gusci, in modo che l’eventuale ingestione da parte degli animali non li danneggi irreparabilmente.
Il frutto è il “contenitore” dei semi di una pianta. Vi sono semi che cadono per terra e altri che, muniti di una specie di ali, vengono trasportati dal vento anche a grande distanza dalla pianta che li produce.
Il seme è l’organo che è predisposto alla propagazione delle piante fanerogame, ossia caratterizzate dalla presenza di organi di riproduzione (fiori o semi) visibili.
Mediante la disseminazione sul terreno avverrà la germinazione, la nascita delle nuove piantine. Grazie alla caratteristica di essere poveri d’acqua, i semi possono anche conservarsi a lungo in attesa di condizioni adatte alla germinazione.
Il seme è composto da tre parti: l’embrione, la riproduzione della futura pianta in cui sono identificabili il fusto, le foglie e le radici; il tessuto nutritivo, che contiene le sostanze di riserva che serviranno per fornire energia per la germinazione del seme; e i tegumenti, la parte protettiva del seme che garantisce la fase di riposo in attesa della germinazione.
Ecco alcuni esempi di piante con i semi alati che botanicamente si chiamano samare e sono i frutti secchi dotati di espansioni alari che ne favoriscono la diffusione.
Gli aceri comprendono numerose specie abbastanza diverse fra loro, ma tutte hanno lo stesso tipo di frutto alato, con la sua doppia ala che gli permette di “volare” roteando come un’elica.
La betulla è una pianta inconfondibile per la sua corteccia bianca e liscia con occasionali anelli ruvidi e scuri. Sono molto caratteristici i frutti che d’inverno appaiono pendenti sulle piante, che se ne disfano al primo contatto liberando dei piccoli semi alati e delle piccole squame simili al profilo di un uccello in volo.
Il faggio, con il suo tronco grigiastro, ha invece gemme caratteristiche scure ed appuntite e un frutto che sembra un piccolo riccio della castagna. I semi sono scuri e spigolosi.
Il frassino poi ha le foglie grandi e composte e i tipici frutti alati che pendono a grappoli che a differenza delle samare e degli aceri hanno un’ala sola.
L’olmo ha rametti molto fini e frutti la cui forma ricorda un cuore, con un’espansione membranosa che sfrutta la forza del vento per una più ampia diffusione del seme e permette loro di volare. I frutti si sviluppano prima delle foglie e li si può facilmente confondere con i fiori e le foglie a causa del loro colore verde chiaro.
I frutti del tiglio sono invece delle capsule piriformi che, maturando, virano dal color bruno al grigiastro e che diventano infine marroni e cadono a terra. La capsula al cui interno sono custoditi i semi tende a lignificare con la maturazione a ottobre. I fiori sono riuniti in infiorescenze a forma di corimbo, pendule, con il peduncolo inserito in un’ampia brattea che funge da “paracadute” una volta che i frutti sono maturi, favorendone la disseminazione.Il pioppo infine è un albero molto comune ed è una specie dioica, di cui esistono piante che producono solo fiori maschili ed altre che fanno solo fiori femminili. Le infiorescenze maschili (amenti) sono simili a bruchi che penzolano e compaiono prima delle foglie per poi cadere. Le infiorescenze femminili sono invece grappoli di palline che a maggio si aprono e liberano un enorme numero di semi con tanti sottilissimi peli, simili a batuffoli di ovatta.
Franca Negrini