Grazie alla collaborazione con la Federazione dei Cacciatori Ticinesi, inauguriamo una nuova rubrica che affronterà i temi legati alla caccia sul nostro territorio.

Caccia estiva al cinghiale: indispensabile tassello nella protezione degli allevamenti di suini e dell’economia agreste e forestale in genere. Come se non bastasse, dopo l’emergenza pandemica, è alle porte un’epidemia che, pur non avendo ancora toccato il nostro paese, si sta inesorabilmente avvicinando. Si tratta della peste suina africana; virus che infetta i suidi ma non l’uomo. La catena di trasmissione del virus è semplice. La malattia passa dal vettore principale, il cinghiale, ai suini d’allevamento. Sono già stati trovati cinghiali infetti in Belgio, Italia (Liguria e Piemonte) e Francia, a confine con la Svizzera. L’emergenza e la necessità di programmare in tempi brevissimi una reazione sono imposte da alcune caratteristiche di questo virus che lo distinguono dalla peste suina classica per resistenza, potenzialità di contagio ed espansione.

L’epizoozia in corso è partita nel 2007 da un porto sul Mar Nero, in Georgia, per espandersi dapprima in Russia e poi ai paesi confinanti con l’Unione Europea. Causa una febbre emorragica grave con esito quasi sempre letale, ad oggi non esiste alcun vaccino ed il virus è ancora estremamente resistente. È in grado di resistere nella putrefatta per oltre 100 giorni, in quella salata per oltre 180, nella pelle per 300 giorni e nella carne congelata per anni. Può infettare vestiario ed attrezzi e può essere passivamente trasportato dall’uomo per grandi distanze. L’avanzamento dell’epizoozia tramite il vettore cinghiale è lento (meno di 50 Km all’anno) ma il “vettore umano” può trasportarlo a grandi distanze rispetto al fronte epidemico, in pochissimo tempo. Per questo, ridurre il numero di cinghiali significa limitare i rischi che la PSA faccia la sua apparizione anche sul nostro territorio con conseguenze economiche gravose.

Non si tratta di inutile allarmismo. In caso di ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetto tutti i capi di maiale nelle vicinanze dovranno essere abbattuti, si dovranno adottare importanti restrizioni al commercio della carne, i consumatori potrebbero boicottare anche il consumo di carni suine certificate e in una zona di parecchi chilometri dal centro del focolaio epidemico saranno proibite tutte le attività umane, da quelle forestali a quelle agricole, turistiche e di svago. La caccia non sarebbe più permessa.
L’unica possibilità è prevenire. L’Autorità sanitaria cantonale ha richiesto ai cacciatori di mettere a disposizione conoscenze, organizzazione e logistica per poter concretizzare un sistema di monitoraggio e contenimento del virus tramite un controllo più deciso della specie.

Il 7 luglio scorso i Direttori dei Dipartimenti del territorio e della sanità e socialità, unitamente al veterinario cantonale, hanno presentato il manuale operativo sulla gestione della peste suina africana (PSA) nei suini domestici e nei cinghiali. I cacciatori ne sono stati coinvolti e non si è trattato di un coinvolgimento formale. L’Autorità ha richiesto alla FCTI di mettere a disposizione conoscenze, organizzazione e logistica riconoscendo ai cacciatori quelle peculiari ed uniche conoscenze delle abitudini della selvaggina e del territorio indispensabili per poter concretizzare un efficace sistema di monitoraggio e contenimento del virus.

I cacciatori sono intervenuti con tempestività. I Distretti hanno nominato dei volontari formati dal guardacaccia di zona a sua volta formato dall’Ufficio del veterinario cantonale per la ricerca delle carcasse e la mappatura dei centri del focolaio. Considerati i limiti oggettivi degli attuali sistemi di caccia è stata decisa, di concerto con la FCTI, l’apertura della caccia al cinghiale nei mesi di giugno e luglio 2023, quale prima misura di contenimento.

Durante il mese di giugno sarà possibile cacciare il cinghiale il mercoledì, il venerdì, il sabato e la domenica solo a ridosso dei prati, all’alba ed al tramonto. In luglio, solo nel bosco, dalle otto di sera alle sei del mattino, tutti i giorni, da postazione fissa rialzata. Si tratta di un sistema di caccia nuovo e svolto in orari in cui agricoltori, allevatori, forestali o turisti sono più propensi a frequentare il territorio.

Per questo la FCTI ha avviato una campagna di sensibilizzazione che va a toccare i Comuni e gli Enti organizzatori di eventi che potrebbero sovrapporsi con l’attività venatoria affinché abbiano a loro volta a sensibilizzare i cittadini e gli utenti consapevoli del ruolo importante e delicato che il cacciatore sta svolgendo in un contesto in cui la tempestività nell’intervento rappresenta il presupposto essenziale per la riuscita di questa delicata fase di prevenzione. Con questo breve contributo ci si auspica che l’appello venga recepito anche da agricoltori e allevatori ai quali si chiede aiuto logistico ma soprattutto di sensibilizzazione e informazione.

Davide Corti, vice presidente FCTI