Jgor Stornetta, di Sant’Antonino, negli ultimi cinque anni ha dedicato tempo, forza e passione all’innesto del castagno con la tecnica del chip budding o chipping nella selva di casa sua. «I risultati con le varietà di castagno già presenti sono davvero incoraggianti».

È stato Francesco Bonavia che ha diretto il vivaio cantonale di Lattecaldo fino allo scorso anno, a introdurre Jgor Stornetta alla tecnica di innesto a chip budding. Ad entusiasmare Jgor, quarantenne di Sant’ Antonino, è soprattutto la forza che sviluppano le piante appena innestate; «il modo e il vigore con cui cacciano (germogliano)».

Nella visita che facciamo nella sua selva castanile in Vigana a Sant’Antonino ce ne mostra davvero molti. Ad accompagnarci ci sono anche suo papà Gianni e Giorgio Moretti, presidente dell’associazione dei Castanicoltori della Svizzera italiana. Nella selva che si trova sul pendio sotto la casa della famiglia Stornetta ci sono castagni centenari piantati dai nonni e dai bisnonni di Jgor, varietà di castagne ibride come la Bouche de Bétizac, innestate a corona una decina di anni fa da suo papà, e diverse varietà di marroni giovani: di tre, cinque, sette anni. Alcune acquistate come astoni in vaso direttamente al vivaio di Lattecaldo, altre invece innestate in situ. Marroni di Lattecaldo, di Susa, di Viterbo, la varietà Michelangelo e anche una di Torcione nero.

Giorgio e Jgor.

Una sperimentazione continua

Camminiamo circa quaranta minuti nella selva a vedere i risultati del lavoro di Jgor degli ultimi cinque anni e le sue indicazioni e quelle di Giorgio si sovrappongono «Il castagno non è mica come il melo. Bisogna stargli dietro, seguirlo, bagnarlo». A questo proposito sul sito dei castanicoltori (www.castanicotori.ch) è disponibile un video e anche della documentazione cartacea specifica su come piantare e seguire un giovane castagno.

I due accorgimenti principali da prendere, evidenziati anche da Jgor nella visita alla sua selva, sono la necessità di creare una protezione dagli ungulati e quella di un palo tutore perché le giovani piante non hanno ancora la forza sufficiente per sostenersi da sole. «L’ideale è un palo tutore in nocciolo», ha spiegato Moretti, «e soprattutto va evitato l’utilizzo di legno di castagno, in particolar modo se con la corteccia a causa del cancro corticale del castagno che può essere trasmesso alla giovane piantina». Inoltre è importantissimo irrigarle regolarmente.

Ad appassionare Jgor però sono soprattutto gli innesti. Le marze di varietà di marroni selezionate al vivaio vengono innestate sui polloni di varietà di castagne locali nati da vecchie ceppaie o da alberi che hanno un po’ ridotto la propria capacità produttiva. In questo modo, sfruttando la maggiore capacità radicale dell’albero preesistente, il vigore della nuova pianta aumenta.

Come sottolineato da Giorgio Moretti, innestando sul pollone di un castagno preesistente, a un certo punto si dovrà valutare se sacrificare la vecchia pianta perché la concorrenza tra le due non può continuare per un periodo troppo lungo. Infatti anche con gli innesti su polloni di alberi ancora esistenti bisogna sempre considerare la quantità di luce di cui disporrà la giovane pianta e valutare bene quali scegliere per rinnovare la selva in maniera efficace.

Dettaglio del punto di innesto.

Precisione e delicatezza

È impressionante vedere Jgor che maneggia il coltello da innesto, uno strumento concepito fin nei minimi dettagli per uno scopo preciso. È estremamente affilato. Uno dei segreti per un buon innesto infatti è riuscire a fare tagli netti e puliti che non “strappino” il tessuto vegetale. Per riuscirci serve una buona manualità e tanto allenamento.

La tecnica del chip budding consiste nell’incidere per pochi millimetri la corteccia del pollone e asportarne un cuneo di pochi centimetri. In un secondo momento, con un taglio rapido, si preleva una scaglia con una gemma da una marza di una varietà scelta, che viene poi fatta combaciare allo spazio ricavato sul pollone. Da ultimo si avvolge la parte innestata con il budding tape trasparente. La gemma innestata, in seguito, si svilupperà sfruttando la linfa di ritorno della pianta.

«I castagni ticinesi hanno patito moltissimo la siccità del 2003», ha specificato Moretti e nonostante ormai il problema del cinipide si è un po’ ridimensionato con l’aumento delle temperature invernali, altre malattie hanno conosciuto una recrudescenza in tempi recenti. «Una di queste è senz’altro il mal dell’inchiostro. Da quando in inverno il terreno non gela più, i due funghi esotici che causano la malattia Phytopthora cinnamoni e Phitophthora cambivora, e sensibili alle basse temperature, sopravvivono all’inverno e il numero degli alberi colpiti è in aumento».

In determinate situazioni l’innesto su portainnesti selvatici o varietà preesistenti dà risultati davvero soddisfacenti, come confermato a più riprese da Jgor. «Certo, bisogna mettere in conto almeno un periodo di tempo di tre anni per iniziare a vedere i primi risultati. E poi come detto è necessario prendere tutta una serie di accorgimenti. Ma io con la tecnica del chipping mi trovo davvero bene e qui sotto casa ho una vera e propria “palestra”, con diversi polloni per allenarmi».

Dato che il periodo ideale dell’anno per innestare una pianta di castagno con questa tecnica è la seconda metà d’agosto, Jgor Stornetta si mette a disposizione per mostrare degli esempi pratici di questa tecnica di innesto nella sua selva. Eventuali interessati possono contattarlo all’indirizzo mail eagleswiss@bluewin.ch per concordare un appuntamento.

Cristian Bubola