Dal rapporto “Effetti dell’iniziativa sull’allevamento intensivo sulla catena del valore e sul turismo degli acquisti” alla realtà locale; le conseguenze di un “Sì” nella produzione ticinese di pollame, maiale e uova.

In base a uno studio condotto dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW), se l’iniziativa sull’allevamento intensivo passasse, l’impatto sull’agricoltura svizzera sarebbe notevole. Soprattutto per la produzione di carne di pollo, di maiale, e per quella di uova.

Meno aziende, meno prodotti

Lo studio conclude che l’iniziativa porterebbe anche a un significativo aumento dei prezzi, stimolando nuovamente il turismo degli acquisti. In uno dei due scenari descritti, molti allevatori si troverebbero costretti ad abbandonare la propria attività. E il tasso di auto-approvvigionamento passerebbe «dal 58% a circa il 5% per i polli da ingrasso, dal 56% al 20% per le uova e dal 92% al 46% per i suini». Andrebbero inoltre persi circa 8’000 posti di lavoro, tra agricoltura e industria della lavorazione della carne. Abbiamo contattato tre allevatori ticinesi per appurare che cosa succederebbe nel caso in cui l’iniziativa venisse accettata.

Per i polli da ingrasso di Claudio Guerra non cambierebbe nulla

L’Azienda agricola Claudio Guerra si trova a Cadenazzo lungo lo “stradónin” che taglia il Piano di Magadino; basta passare di là per vedere i suoi polli razzolare all’ombra di alcuni ciliegi. La sua è una piccola produzione, che arriva ad avere in media 1’800-2’000 animali; è conosciuto da molti per i suoi polli arrosto al Mercato di Bellinzona. «Per la mia attività non cambierebbe nulla perché ho un numero di animali inferiore ai 4’000 richiesti dall’iniziativa». Ma quindi, come voterà? «No, ovviamente. Basta guardare al di là del confine per capire che qui abbiamo leggi già molto severe», mi spiega. «All’estero è molto peggio. È un’iniziativa del tutto illogica. Da me per esempio i polli escono quando vogliono, ma spesso preferiscono stare al coperto».

I maiali grufolano in una zona grigia

E per quanto riguarda l’allevamento di suini? In Ticino, l’azienda più grande che li alleva per la produzione di carne destinata al mercato ticinese è la porcilaia di Giubiasco della Fattoria del Faggio gestita da Manfredo Forni. La sua, mi fa capire, agli occhi dell’iniziativa rientrerebbe in una zona grigia. «Ogni animale ha a disposizione oggi uno spazio di 2-3 m2», mi dice. Le direttive prevedono 1.6-1.9 m2 per capo. Con 48 box e una superficie collaudata per legge a detenere 1’100 maiali, ce ne sono, per propria scelta di gestione, «al massimo 700».

Il problema per lui non sarebbe lo spazio, ma «le uscite all’aperto, che per com’è concepita la stalla non avrebbero senso». Infatti, pur essendo coperta con un tetto, non ha pareti e gli animali vivono su una morbida lettiera di truciolato e paglia molto salutare e conforme al comportamento naturale degli animali. «È come se i maiali fossero sempre all’aperto e in più, sotto il tetto isolato, sono protetti dal caldo d’estate e dal freddo d’inverno». Quanto richiesto dall’iniziativa imporrebbe alla Fattoria del Faggio un investimento di mezzo milione di franchi per realizzare una superficie esterna di 1-2 m2 per animale.

La Pollicoltura Gordola SA chiuderebbe

La realtà della Pollicoltura Gordola SA, dove si allevano galline ovaiole, sarebbe diversa. Con un effettivo di 18’000 galline suddivise in quattro stalle, l’azienda produce circa 16’000 uova col marchio Nature Suisse al giorno. E se il prossimo 25 settembre si decidesse per un “Sì”? «Saremmo costretti a diminuire il numero dei nostri animali di ben 14’000, arrivando a produrre solamente 3’000-3’200 uova al giorno», mi spiega Eros Gehringer, gestore dell’azienda. «Per riuscire a restare aperti, dal prezzo attuale di circa 50 cts. dovremmo passare più o meno a 2 franchi a uovo. È semplice: dovremmo chiudere, dal momento che facciamo solo uova e non abbiamo altre attività accessorie». Ma c’è qualcos’altro che ti dà fastidio. «La cosa senza senso è che per determinare il numero massimo di galline per azienda non viene presa in considerazione la superficie disponibile. Noi qui abbiamo sei ettari di terreno dove le galline possono razzolare tutti i giorni e quattro grandi stalle dover poter tenere gli animali. Un’azienda di 18’000 galline potrà sembrare una fabbrica di uova, ma oltre confine quelle piccole hanno in media 200’000 animali e altre addirittura un milione, magari ancora in batteria».

Andrea Arrigoni