Quello della donna contadina è un lavoro che il più delle volte rimane dietro le quinte e spesso non ci si rende conto di quale sia il suo valore.

«Che lavoro fai? Sono una donna contadina». Una risposta che spesso non trova ancora, in chi la sente, il giusto riconoscimento. Sì, perché un conto è gestire personalmente un’azienda agricola per scelta e per professione, un altro è invece quello di quando, per amore, si sposa un contadino e, per osmosi, si finisce per assumersi una parte dei compiti che comporta la gestione dell’azienda stessa. Il più delle volte ci si ritrova catapultate nelle vesti di amministratrici, fiduciarie e contabili, senza magari aver mai ricevuto direttamente una formazione specifica in questo senso. E quindi ci si rimbocca le maniche, ci si informa, si prova, si sbaglia, e si riprova, così, a poco a poco, facendosi strada e trovando il proprio equilibrio nel sempre più complesso mondo della burocrazia.

Così è successo anche a Lara Ghirlanda, classe 1989, che ha iniziato a collaborare con il marito a tempo pieno amministrando la sua attività.

«Da bambina avevo un unico grande sogno, e quando a scuola la maestra ce lo chiedeva rispondevo sempre: io vorrei vivere a Osco con il mio cavallo. Da allora di anni ne sono passati alcuni, ma posso dire senza dubbio che quel sogno sono riuscita a realizzarlo. Oltre al mio cavallo qui ho trovato anche il mio principe azzurro, Patrick, che oggi è mio marito e insieme abbiamo due splendidi bambini».

Un percorso non sempre facile che l’ha portata a forgiarsi sia nel carattere sia nella personalità. «Oggi posso dire di essere serena e felice della mia vita. Ma non è sempre stato così».

Nata a Osco ha iniziato a frequentare le scuole primarie in valle. Tuttavia quando era in seconda elementare, a seguito del divorzio dei suoi genitori, si è dovuta trasferire a Cadro. «Non sono mai riuscita a sentirmi a casa laggiù, tanto che tutti i venerdì la mamma ci caricava in macchina e partivamo per Osco, dove passavamo i fine settimana nella casa di vacanza».

Trascorre dunque tutta la sua infanzia e adolescenza in bilico tra i due mondi: i verdi pascoli della Leventina nei weekend e d’estate, per poi tornare in città durante la settimana. Ed è così che anche l’amore per la sua valle è cresciuto con lei.

Poi, dopo tanti anni l’incontro con Patrick Ghirlanda, oggi suo marito, già compagno di giochi durante l’infanzia. «Ho sempre avuto un debole per lui, sin da bambina quando giocavamo insieme per le strade del paese. Poi la vita ti porta a percorrere strade diverse e a volte ci si perde di vista, per un po’ di tempo. Tuttavia, come successo a noi, capita anche di ritrovarsi. Era il 2008 quando l’ho incrociato in una festa di paese qui a Osco e lì è scattata definitivamente la scintilla». Si sposano nel 2015 e dal loro amore nascono prima Rhea e, qualche anno dopo, il piccolo Amos.

Oggi Lara è una mamma a tempo pieno, donna contadina, gestisce la contabilità dell’azienda di suo marito e lo aiuta nell’accudire gli animali. Insieme gestiscono anche un agriturismo a Predelp, e in azienda ospitano due apprendisti e un operaio agricolo stagionale.

«È un lavoro che amo, ma spesso è difficile conciliare tutto. Il lavoro di mamma è molto impegnativo, anche perché la responsabilità è grande e, crescere delle vite comporta una serie di attenzioni che non possono essere sottovalutate. Poi c’è il lavoro amministrativo contabile, che per un’azienda con due dipendenti e un agriturismo con quattro, la gestione del bestiame e della produzione non è per nulla semplice. E poi la casa, la pulizia, l’organizzazione, e in tutto questo… sono anche una persona con le mie passioni e i miei interessi che, devo dire, al momento ho un po’ accantonato.

Sono molto fiera di mio marito perché ci mette l’anima in quello che fa, e soprattutto lavora con serietà e grande impegno. Penso che questo sia uno degli esempi e degli insegnamenti più importanti che possiamo dare ai nostri figli. Tuttavia non nego che ci siano dei momenti di difficoltà, soprattutto nel ritagliarsi un momento per stare in famiglia. A mezzogiorno gli apprendisti sono sempre a pranzo da noi. Il lavoro è abbondante e i momenti in cui potersi prendere una pausa sono davvero rari». 

«Dico sempre che il lavoro di noi donne contadine rimane sempre un po’ nascosto perché viene fatto dietro le quinte e non ci si rende conto del peso che una donna, moglie e mamma deve assumersi. Io l’ho sperimentato sulla mia pelle. Un paio di anni fa ho rischiato di ammalarmi seriamente. Tutto stava improvvisamente diventando sempre più soffocante, tanto da sfociare in un esaurimento vero e proprio». Ma la volontà e la caparbietà che da sempre la contraddistinguono le hanno permesso di non mollare e, anzi, di superare il momento e di uscirne con una nuova consapevolezza. «Di queste situazioni se ne parla sempre troppo poco, ritengo invece sia importante non nascondersi, anche per incoraggiare le persone a parlare e a condividere le proprie debolezze perché insieme si è davvero più forti. Tante volte anche solo il fatto di riuscire a parlarne ci aiuta a liberarci da un peso».

E con questo messaggio nel cuore che Lara è appena entrata a far parte del Gruppo Cantonale delle Donne contadine Ticinesi. «Vorrei portare il mio contributo e il mio sostegno a tutte le donne contadine ticinesi. Vorrei contribuire concretamente affinché tutte possano beneficiare di un sostegno reciproco e sappiano di poter sempre contare su un appoggio prezioso e indispensabile per affrontare la vita in cui spesso, per amore, ci si ritrova catapultate, ma forse non sempre con la giusta cognizione di causa».

Prisca Bognuda