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San Nicolao di Giornico, un gioiello da (ri)scoprire

L’importanza storica di Giornico è attestata dal suo notevole patrimonio costruito costituito da chiese, ponti, monumenti e edifici che coprono un periodo temporale compreso all’incirca tra l’XI secolo e la seconda metà del XX secolo.


La posizione strategica del borgo, ai piedi della Biaschina e all’inizio della pianura alluvionale della valle del Ticino, è stata sicuramente uno degli elementi che, collegato alle attività legate al transito lungo la strada del San Gottardo, ha reso il paese un importante centro politico e religioso della bassa Leventina. È in questo luogo ricco di storia che incontriamo uno dei monumenti in stile romanico più importanti del Canton Ticino: la chiesa di San Nicola (o San Nicolao). L’edificio, protetto a livello cantonale, è anche nella lista dei monumenti di importanza nazionale.

La costruzione risale al secondo decennio del 1100 e la sua presenza è documentata a partire dal 1202. Il grande edificio in granito era inglobato ad un adiacente convento. Sappiamo che dal 1297 dipendeva direttamente dall’abbazia benedettina di San Benigno di Fruttuaria nel Canavese (Piemonte). Quest’ultima, a sua volta, era una diramazione della più famosa e potente abbazia di Cluny in Francia. La ricchezza dell’abbazia di Cluny potrebbe spiegare la presenza di un imponente edificio anche a Giornico, nel cuore delle Alpi.

Per quanto riguarda l’abbazia di Fruttuaria, fu destinata a scomparire nel corso del XV secolo, mentre a Giornico la presenza dei monaci benedettini sarebbe già cessata nel Trecento o al più tardi cavallo del Quattrocento. Sappiamo inoltre, grazie a una delle visite di San Carlo Borromeo a Giornico, che nel 1570 non erano più rimaste tracce del convento.

Benché fosse dedicata a San Nicola da Bari, a Giornico la chiesa è comunemente chiamata Chiesa di San Nicolao probabilmente a causa della similitudine con la denominazione dialettale locale di San Nicola: San Nicolè.

La bellezza dell’edificio è data dalle sue dimensioni, ma anche dai muri perimetrali costituiti da massi di granito (gneiss) provenienti dalla Leventina e assemblati a secco in modo da formare delle fasce orizzontali di due spessori differenti. Le fasce si alternano salendo la parete: quella più alta è composta da pietre posate in modo verticale, mentre per quella bassa, i massi sono stati sistemati orizzontalmente.


Ciò che colpisce maggiormente ogni visitatore che passa di qui sono le molteplici sculture zoomorfe che decorano la chiesa. Il portale d’ingresso della facciata principale è un invito alla scoperta. Qui trovano posto molte sculture: tra di esse, un leone e una leonessa posizionati trasversalmente, come ad osservarsi. Le colonnine ai lati del portale principale e di quello sulla parete rivolta a Sud recano capitelli figurati. Altri animali si trovano ai piedi della facciata principale della chiesa.

In un recente studio di Gabriele Geronzi, pubblicato nel 2024 nel volume “Giornico e le sue sette chiese” della collana Arte e Cultura, l’architetto illustra una particolarità che caratterizza quasi tutte le parti scultoree, ovvero il fatto che sono sorprendentemente realizzate in pietra ollare.


All’interno dell’edificio, sulla sinistra della navata vi è il fonte battesimale proveniente dalla chiesa parrocchiale di San Michele. In fondo alla chiesa, scendendo alcuni gradini si accede alla cripta posta sotto l’altare. Le otto colonne e semicolonne al suo interno portano dei capitelli decorati con motivi floreali e geometrici. Di particolare interesse quelli con forme animali come lepri, leoni e capre.


Gli affreschi dell’abside risalgono al 1478 e sono opera di Nicolao da Seregno. Questa data ci riporta il pensiero all’anno in cui, sul territorio tra Bodio e Giornico la cavalleria pesante milanese fu sconfitta da un’imboscata dei Confederati, tra i quali molti uomini della milizia leventinese, nella battaglia dei Sassi grossi. Tornando a pregevoli affreschi di San Nicolao, sempre nell’abside, sopra la finestra mediana possiamo osservare la figura della Trinità sottoforma di triplice volto: un’iconografia definitivamente proibita da papa Urbano VIII nel 1628.

Per concludere il nostro viaggio alla scoperta di un edificio straordinario, non possiamo tralasciare una delle caratteristiche più importanti e scenografiche delle chiese in stile romanico: la luce. Luce usata per definire gli spazi e creare contrasti tra l’oscurità e le parti illuminate. Anche a San Nicolao si può ammirare questo particolare gioco di luce nelle differenti ore della giornata. Entrando nella chiesa e durante la permanenza all’interno dell’edificio, sarà interessante osservare con attenzione come cambierà la vostra percezione degli ambienti interni.

Buona scoperta!


La facciata della chiesa di San Nicolao. Foto: Diana Tenconi.
La facciata della chiesa di San Nicolao. Foto: Diana Tenconi.

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