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Carne: l’offerta cresce ma cala la produzione indigena

Come riportato da un comunicato stampa di Proviande del 20 marzo, nel 2024 il mercato della carne in Svizzera ha registrato un sensibile aumento dell’offerta, che ha raggiunto 453’212 tonnellate, segnando un incremento del 3,9% rispetto al 2023. La quota indigena nell’offerta totale è invece scesa al 79,6%, contro l’82,9% dell’anno precedente.


A spingere la crescita sono stati soprattutto il pollame e la carne bovina. In particolare il pollame continua la sua ascesa con un +9,1%, confermando il trend positivo degli ultimi anni, mentre la carne bovina ha visto un aumento più contenuto ma significativo, pari al 2,8%.

La carne suina, dopo un periodo di turbolenza, si è stabilizzata con un aumento moderato dell’1,8%. Le carni di agnello, montone, cavallo e selvaggina hanno invece registrato cali, principalmente a causa della riduzione della produzione locale e di una contrazione delle importazioni.


Quota indigena in calo: valore aggiunto che sfugge

Un dato che preoccupa è la diminuzione della quota di produzione indigena, scesa al 79,6%, contro l’82,9% del 2023. Questo significa che, pur aumentando l’offerta, una parte sempre maggiore della carne proviene dall’estero. Questo comporta una perdita concreta di valore aggiunto per l’economia svizzera: meno produzione locale significa meno lavoro e meno guadagni per l’intero comparto.

A incidere su questa dinamica, secondo gli operatori del settore, sono anche le restrizioni che limitano l’espansione delle infrastrutture, rallentando così la capacità produttiva nazionale. Il settore chiede pertanto che questi problemi vengano affrontati nell’ambito delle future politiche agricole.


Cifre da interpretare

L’interpretazione dei dati relativi all’offerta e al consumo di carne porta spesso a malintesi ed errori: l’«offerta di carne» indicata ogni anno non corrisponde alla quantità effettivamente consumata. Si tratta invece della quantità di carne disponibile per la vendita, in particolare nel settore della ristorazione e nel commercio al dettaglio.

Sebbene l’offerta totale di carne cresca, va precisato che questa non corrisponde al reale consumo da parte dei cittadini svizzeri. Infatti, secondo studi come menuCH, solo tra il 75% e l’80% dell’offerta viene effettivamente consumata. Il resto è costituito da perdite inevitabili come ossa e scarti di grasso, dallo spreco alimentare e dalla carne destinata agli animali domestici.



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