Brune da concorso
- agricoltore-ticinese
- 7 apr
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Tecnica, passione e dedizione: dietro ogni campionessa c’è un lavoro quotidiano fatto di dettagli e impegno. Per Matthias ogni competizione è una sfida in cui, in pochi minuti, si concentra l’impegno di un anno intero.

Matthias Vitali, 37 anni, bleniese, ha iniziato la sua carriera lavorativa come falegname, ma ha sempre avuto la passione per le mucche e in particolare per i concorsi. Già da quando aveva 12 anni infatti partecipa a Giubiespo, e da allora non si è mai perso un’edizione. Suo figlio maggiore, Joel di 7 anni, però, l’ha battuto: ha portato il primo vitello a Piancastro quando ne aveva appena 5. E il piccolo Jonas, che di anni ne ha 3, l’anno scorso ha già fatto lo stesso.
«A 13 anni mia mamma mi ha regalato una mucca», mi racconta Matthias, «e quell’anno, andavo ancora alle medie, è diventata campionessa della valle di Blenio, a Pian Castro. Due anni dopo, io facevo il primo anno di apprendistato, la stessa mucca e sua figlia hanno vinto: la madre il titolo di campionessa delle vacche e la figlia quello delle vacche giovani».
Più tardi gli si è presentata l’occasione di comprare l’azienda agricola da dei cugini, e da allora si dedica all’allevamento. «L’agricoltura mi piace tantissimo, ma ho sempre voluto fare anche le mostre. Ho avuto la fortuna di incontrare mia moglie, e anche a lei è venuta subito la passione per queste cose. Alcune vacche che abbiamo in azienda sono sue».
Oltre a dedicarsi all’allevamento e ai concorsi, Matthias è presidente del neonato consorzio brune della valle di Blenio, che organizzerà anche quest’anno la transumanza a Olivone. Matthias tiene molto alla transumanza perché, rispetto alle mostre, «si vedono le vacche con un aspetto più naturale». Inoltre, Matthias gestisce in affitto l’alpe Pertusio, dove in estate porta una cinquantina di vacche e una decina di maiali. L’alpe, dopo degli importanti lavori di ristrutturazione, sarà inaugurato con una festa il prossimo 27 luglio.
I concorsi
Solitamente in Svizzera i concorsi si tengono da metà ottobre a inizio maggio, mentre si interrompono d’estate quando fa troppo caldo e, soprattutto, le mucche si trovano sugli alpi. I concorsi nazionali si concentrano soprattutto in inverno mentre quelli regionali sono in primavera e autunno. Tra le più importanti esposizioni di brune in Svizzera ci sono lo Swiss Classic per i gruppi di allevatori e la SwissExpo di Losanna aperta ad allevatori svizzeri ed europei. Quest’ultimo è uno dei tre più importanti concorsi lattieri al mondo, insieme alla World Dairy Expo negli USA e alla Royal Winter Fair in Canada. Tornando in Svizzera: la Bruna, organizzata da Braunvieh Schweiz ogni 4-5 anni, e considerata la più importante competizione svizzera per questa razza, e GP Sargans una mostra internazionale anch’essa molto importante. Matthias ha partecipato più volte a questi concorsi e le numerose coppe e targhe sparse per casa sua ne sono una testimonianza.
Per Matthias partecipare ai concorsi è un’esperienza molto arricchente, anche dal punto di vista umano. «È un bellissimo mondo, incontri tante persone e tanti amici», mi dice, «c’è la competizione e vuoi vincere, ma alle competizioni si è quasi sempre in gruppo. Io vado sempre con i Taddei che sono bravissimi». E di vittorie Matthias ne ha collezionate parecchie. A proposito delle sue più belle esperienze a Giubiespo, ad esempio, racconta che la prima volta che ha fatto la campionessa con le manzette è stato nel 2003. «L’anno scorso invece ho fatto miglior mammella junior, primo parto, e anche miglior mammella nella categoria adulte. Una grande soddisfazione è stata portare 19 vacche e averle tutte tra le prime cinque nelle rispettive categorie». Come in tutte le competizioni essere sul podio è una gioia, ma in questi concorsi anche il quarto e il quinto posto sono ambiti, dato che le prime cinque classificate ricevono un premio e soprattutto vengono commentate pubblicamente dal giudice.

Le esposizioni in Ticino
Come esposizione nazionale Giubiespo (che quest’anno si terrà domenica 16 marzo, ndr) ha preso piede e attira molti allevatori, soprattutto da quando è stata spostata alla fattoria Ponzio, dove c’è più posto. L’intera manifestazione però si svolge all’aperto, un’eccezione nei concorsi nazionali, bisogna quindi sperare che sia bel tempo. «Adesso è da due o tre anni che va bene col tempo, se è brutto però è un problema. Tutte le mostre fuori dal Ticino le fanno al coperto. Spostare una mostra se fa brutto diventa un problema, perché noi allevatori abbiamo tutto pronto per quel giorno, e se viene rimandata bisogna ricominciare da capo».
Per quanto riguarda invece le esposizioni regionali in Ticino è rimasta solo quella di Pian Castro, molto sentita in Val di Blenio e capace di attirare numerosi curiosi, anche grazie alle diverse attività collaterali.
Da cosa si giudica la bellezza di una vacca?
Tra gli aspetti sui quali viene valutata una mucca il più importante è la mammella, che da sola vale ben il 40% del punteggio totale. Una bella mammella è larga, attaccata alta dietro e con gli attacchi forti davanti, con il legamento che divide in modo simmetrico la mammella, sono inoltre importanti anche posizione, lunghezza e spessore dei capezzoli, nonché la venatura.
Le altre caratteristiche estetiche da tenere in considerazione sono la linea dorsale, importante soprattutto nelle manzette; l’angolo della groppa, che deve essere un po’ inclinato ma non troppo, per favorire l’inseminazione artificiale; il bacino, che se è largo permetterà all’animale di avere parti più semplici e gli arti.
A tutto questo, come su ogni passerella che si rispetti, va aggiunto il portamento: una vera campionessa infatti deve camminare in modo fluido, con la testa alta, con un’andatura naturale ma non troppo svelta. In questo diventa importante anche il ruolo del conduttore, perché c’è un modo giusto anche di accompagnare le vacche davanti ai giudici, facendogli appunto tenere il muso sollevato e un buon passo.

«Il lavoro si impara sul campo, devi “rubare” dai migliori»
Per poter presentare ai concorsi un animale con tutti i requisiti giusti naturalmente serve un grande lavoro di selezione, a partire dal toro, come mi spiega Matthias «Con la fecondazione artificiale hai più scelta, se ad esempio hai una vacca che è forte sul formato ma debole sulla mammella, cerchi di prendere il toro che dovrebbe dare una mammella forte e un formato magari anche solo normale. In questo modo ti dovrebbe migliorare la mammella». Ma il condizionale è d’obbligo perché anche se il toro discende da una linea di vacche tutte con un ottimo punteggio sulle mammelle è impossibile avere la certezza che questa caratteristica sarà presente anche in tutte le sue figlie. Scegliere i giusti incroci è un’arte e «uno più uno non fa due», mi ripete più volte Matthias.
Oltre che sul toro, la selezione si fa anche sulla vitella, Matthias quando ne acquista preferisce orientarsi su quelle che non hanno ancora vinto nessun concorso «perché così è una sfida». Per scegliere si basa sull’aspetto dell’animale, ma anche sulla famiglia. Per valutare la famiglia entrano in gioco i documenti di cui ogni vitellina è sempre fornita, sui quali oltre al nome dell’allevatore e del proprietario è riportato anche l’albero genealogico coi nomi, e soprattutto i punteggi, di genitori, nonni, bisnonni… Una “famiglia profonda” comprende almeno 4 o 5 generazioni.
«Se una vitella discende da vacche e tori con un buon punteggio ti dà più sicurezza. Se vuoi vendere, se hai più sicurezza dietro, hai anche un miglior prezzo», ma a Matthias vendere non piace molto, si affeziona ai suoi animali, su cui ha investito tanto tempo ed energie, e gli dispiace sempre separarsene, anche se le sue linee genetiche hanno ormai una buona reputazione e quando ha venduto l’ha fatto sia in Svizzera che in Italia e Austria. «Una grande soddisfazione», mi dice, «è quando un animale che hai venduto poi vince a un concorso, ed è anche una pubblicità». Gli animali infatti hanno un prefisso che corrisponde all’allevatore, il suo è “Vitali Top Ticino”, e che resta invariato anche se cambia il proprietario. Prima di decidere di vendere però la cosa più importante di cui si accerta Matthias è che della stessa famiglia a lui restino altri esemplari, per poter proseguire la linea.
Oltre all’esperienza anche la tecnologia viene in aiuto di chi come Matthias si occupa di selezione, principalmente in due modi. Il primo è la genomica, che tramite l’analisi del DNA estratto dai peli è in grado di fare alcune previsioni su quali saranno i punti forti o deboli di un esemplare. Questa tecnica, mi spiega Matthias «sulle Brune è ancora un po’ indietro, ma sulle Holstein sono più precisi. In ogni caso però anche così non si possono avere certezze». L’altro è il “seme sessato”, un seme trattato in modo che dall’inseminazione nascano prevalentemente vitelle femmine «dagli animali migliori così si riesce a tirare fuori il maggior numero di vitelle. In America», aggiunge, «vanno anche oltre, e le vacche migliori addirittura le clonano».

«In 15 minuti ci si gioca il lavoro di un anno»
La selezione, come detto, non è una scienza esatta. Per questo è fondamentale curare anche il modo in cui un esemplare viene allevato e presentato al concorso. In casa Vitali le vacche che partecipano alle mostre sono foraggiate esattamente come le altre durante l’anno, ma quelle che andranno alle mostre vengono lavate e tosate più di frequente e già da vitelline gli viene insegnato come camminare. Il foraggio è fondamentale «non devono essere né troppo cicce né troppo magre, con un pochino di condizione riesci a nascondere alcuni difetti. L’alimentazione è importante perché devono fare la pancia… alla mostra si cerca sempre di riempirle bene, dargli da mangiare il più possibile, bisogna lavorare anche di notte. Loro però non sono abituate a mangiare così tanto di notte, allora cominci dal fieno meno bello e poi via via gli dai quello più bello».
Alle fiere inoltre c’è molto rumore, per evitare che si innervosiscano quando si trovano nel ring Matthias ha una tecnica molto semplice «A casa, mentre mangiano, gli facciamo sentire la musica. Anche un po’ forte, così si abituano. Perché poi alle mostre col casotto che c’è… meglio abituarle a casa. Le facciamo anche camminare di notte, abbiamo uno stereo che fa anche un po’ di luce e così si abituano. Poi ovviamente è anche una questione di carattere. Ad esempio ne abbiamo una che ha già fatto tante mostre, è abituata, ma comunque non cammina mai bene».
Ma la vacca non è sola sul ring, e anche chi la porta può sentire la pressione e provare un po’ di ansia, anche un veterano come Matthias «ma solo prima, a casa», mi spiega, «dopo, quando entro nel ring, entro in un mio mondo. Mi sento leggero. Le vacche se tu sei nervoso lo capiscono subito, e si innervosiscono anche loro. A volte entra un dipendente e la vacca non cammina, entro io e va». Anche per i conduttori esiste un premio, e a Matthias è capitato di aggiudicarsi anche quello, ma ci tiene a sottolineare che per raggiungere un risultato è fondamentale anche la grande competenza di tutti quelli che lo aiutano, in particolare di Mattia, il suo dipendente, anche lui appassionato di genetica bovina.
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