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Lotta alla zoppina: tra timori e benefici

Unghielli a bagno nelle vasche. Foto Gabriella Rossetti.
Unghielli a bagno nelle vasche. Foto Gabriella Rossetti.

Da ottobre è iniziato il programma nazionale di lotta alla zoppina. Al di là di paure, resistenza e benefici: la lotta è diventata obbligatoria per tutti gli allevatori svizzeri di ovini.


«Ad oggi in Ticino sono state testate 195 aziende su circa 320», ci ha spiegato la consulente per la zoppina, membro del Servizio sanitario per piccoli ruminanti (SSPR), Caterina Lamoni. «Abbiamo appena ricevuto i dati intermedi dall’Ufficio del veterinario cantonale: 51 aziende sono risultate positive, che rappresentano circa il 26%». A livello nazionale, si può leggere sulle schede tecniche della campagna di lotta alla zoppina, si parla di un ovino colpito su quattro e l’obiettivo della Confederazione è quello di ridurre a meno dell’1 % il numero di aziende colpite dalla malattia nei prossimi cinque anni.


Sette settimane di bagni

Il programma, iniziato in ottobre 2024 e che si protrarrà verosimilmente per 5 anni, a grandi linee funziona così: ogni anno in inverno, dal periodo che va da ottobre a marzo, vengono analizzate tutte le aziende di ovini svizzere. Se il risultato del tampone di analisi sarà positivo, le aziende dovranno “trattare” tutti i propri animali facendogli fare dei bagni agli unghielli. Il prodotto omologato per il pediluvio è il Desintec, che comporta la necessità di fare due bagni alla settimana in cui ogni pecora rimane con le zampe nella vasca per 10 minuti. Il trattamento si conclude dopo 14 bagni. Alla fine del trattamento di sette settimane, una seconda analisi verificherà se il gregge è stato risanato oppure no. E fintanto che gli animali sono positivi, sono proibiti gli spostamenti, la presenza ai mercati, l’uscita sui pascoli comunitari e la salita all’alpe.


Paure e supporto

I timori di non poter salire all’alpe o non poter portare gli agnelli al mercato per Pasqua sono fondati. Ma le tempistiche del programma, soprattutto per gli allevatori proattivi che hanno telefonato per farsi analizzare, fanno pensare che i greggi positivi potranno essere risanati in tempo. È innegabile che alcuni allevatori abbiano deciso di smettere con l’allevamento, portando gli animali al macello: con un’autorizzazione del Veterinario cantonale, il tragitto al macello è infatti l’unico trasporto percorribile per greggi positivi. Ce lo ha confermato la consulente Caterina Lamoni. Il lavoro dei consulenti consiste nel fornire supporto e consulenza alle aziende positive. Come spiegato da Lamoni «si tratta di un lavoro molto pratico che varia da azienda ad azienda. Non tutte hanno gli spazi e le strutture adatte e quindi si devono trovare soluzioni su misura». «Per esempio», ha continuato la consulente, «in un piccolo allevamento che non disponeva di una superficie di cemento (sì perché dopo i bagni è necessario far sostare per un’ora le pecore su un piano asciutto), abbiamo lavorato con un telone di plastica posato sul prato». Oppure, per chi non ha le vasche, «sul sito web dell’SSPR ci sono le istruzioni per costruire a un prezzo contenuto una vasca fai-da-te con pannelli in legno da cantiere. Per evitare la dispersione degli schizzi dei bagni, si possono utilizzare delle palette».

Altre difficoltà riguardano la scarsità di terreni dove far pascolare le pecore. Il virus infatti è altamente contagioso e può vivere su un terreno fino a 4 settimane. Per questo motivo è necessario cambiare i pascoli: possibilità che però non tutti hanno. Inoltre c’è l’impegno non indifferente relativo alle risorse di tempo, persone e denaro.


Dopo il bagno si rafforza l'effetto disinfettante su una supericie asciutta. Foto Gabriella Rossetti.
Dopo il bagno si rafforza l'effetto disinfettante su una supericie asciutta. Foto Gabriella Rossetti.

Un «lavoraccio» necessario

Fare investimenti per delle pecore che non zoppicano per alcuni è assurdo. L’allevatrice Gabriella Rossetti di Biasca ce l’ha detto «terre-à-terre»: quello dei bagni «è un lavoraccio». Nonostante i suoi animali non manifestassero disturbi, la sua azienda è risultata positiva e in questi giorni si sta occupando del risanamento. Prima di passare nella vasca con il prodotto, agli animali si devono pulire gli unghielli con dell’acqua. «Siccome è inverno innanzitutto scaldo l’acqua», spiega. «Poi devo indossare stivaloni da pescatore e preparare recinti, corridoio e vasche». Per la quarantina di ovini, il lavoro del pediluvio dura in totale circa 3 ore e si fa aiutare dai due figli. E si ritiene fortunata perché la sua stalla «è funzionale: c’è una superficie di cemento e possiede vasche e transenne per i lavaggi». «Ma se poi la prossima estate, dopo questo lavoro di risanamento, su all’alpe arriva il lupo?», ha concluso Gabriella interrogandosi sul futuro. «È chiaro che per alcuni la sinfonia scompare», ha invece detto il giovane allevatore mesolcinese Mariano Cominelli, a proposito di allevatori che smettono. Ma la sinfonia stonata esposta da Mariano non si riferisce alla questione della lotta alla zoppina, ma piuttosto a una serie più lunga di provvedimenti che da anni disincentivano l’allevamento in generale. Il suo gregge di circa 1’000 pecore è risanato e lui si ritiene molto soddisfatto: «È bello vedere il gregge che sta bene. Nessuna pecora zoppa», ha aggiunto Cominelli, «È ovvio, all’inizio ci vuole del sacrificio ma poi si può trarre vantaggio. Risparmio in mal di schiena».


Grigioni primo della classe

Il Canton Grigioni viene definito risanato, come ci ha spiegato il consulente mesolcinese Cleto Capelli. Nei Grigioni la lotta alla zoppina è in corso da parecchi anni e i risultati sono buoni. «Anche in Mesolcina all’inizio c’era del malcontento da parte degli allevatori, ma ora sono tutti soddisfatti», ha spiegato Capelli. «Gli allevatori ne beneficiano perché se gli animali sono malati non mangiano bene, non ingrassano e diventano magri. Poi gli animali che zoppicano bisogna andare a recuperarli, portarli a casa, curarli», ha aggiunto il consulente riguardo ai benefici e rimarcando l’importanza di un buon taglio delle unghie. Inoltre nel Canton Grigioni le misure di biosicurezza, previste anche per il progetto nazionale attuale, sembrano essere consolidate: «quarantene dopo aver preso nuove pecore al mercato, bagni di prevenzione e dopo mercati ed esposizioni, pulizia dei mezzi di trasporto». Inoltre nei Grigioni già da anni viene chiesto il tampone per salire sugli alpi. A essere diversa però, per il progetto nazionale attuale rispetto a quello grigionese, c’è la questione del prodotto.


La questione del prodotto

Nei Grigioni si è potuta utilizzare la formalina, ora vietata. Come ci ha spiegato Capelli, la formalina permette di fare bagni ogni 8-10 giorni, con il Desintec i bagni sono 2 volte a settimana. Inoltre, per preparare i bagni di Desintec, è necessaria una quantità di prodotto maggiore rispetto ad altre soluzioni come appunto la formalina, lo zincosolfato o il solfato di rame. L’unico vantaggio del Desintec sembra essere lo smaltimento, che può essere fatto – per così dire senza troppe preoccupazioni – «nella fossa per il colaticcio o nel letamaio», come descritto nelle schede tecniche del programma di lotta. Se non funziona con il Desintec, possono venire valutate opzioni alternative singolarmente. Riguardo all’efficacia del prodotto Desintec, entrambi i consulenti, Capelli e Lamoni, sono stati confrontati con aziende che sono guarite dopo la prima serie di bagni.


Il prodotto sembra infatti funzionare bene se la zoppina è nella sua fase iniziale, se invece la zoppina è in fase avanzata, sarà da verificare con il tempo. Il prodotto Desintec sarà disponibile anche alla Fela di Cadenazzo.

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